17 Giugno: in memoria di Antonio Canepa

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di Salvo Barbagallo

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Antonio Canepa. Venne assassinato il 17 giugno del 1945 da qualche parte nei boschi intorno a Maniace e non a “Murazzo Rotto” alla periferia di Randazzo come la versione ufficiale, il mito e il folklore hanno voluto tramandare nei decenni.

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Resta ancora valido quanto scritto nel libro “L’uccisione di Antonio Canepa”: dalla data della sua pubblicazione (2012) ulteriori ricerche non hanno apportato modifiche significative nell’analisi effettuata, ma hanno “focalizzato” in maniera più chiara lo scenario nel quale si muoveva il Professore guerrigliero e le “specificità” della sua attività rivoluzionaria in quel periodo nel quale agivano forze oscure e contrastanti. Uno “scenario” per molti versi “ignoto” e probabilmente volutamente “ignorato” dagli storici di parte in quanto non collimante con la versione ufficiale degli avvenimenti che precedettero la nascita della Repubblica Italiana. Un nuovo libro verrà dato presto alle stampe e (quasi) sicuramente troverà ostacoli nella sua divulgazione.

Ora riproponiamo la premessa che in quel volume “L’uccisione di Antonio Canepa” anticipava la sintesi della raccolta della documentazione che era stata possibile trovare a fatica sino allora.

L’UCCISIONE DI ANTONIO CANEPA

Antonio Canepa, un personaggio emblematico, una vita vissuta in maniera spericolata, più che avventurosa, istintiva e passionale. Un Siciliano nella sua essenza caratteriale più profonda tipica degli “artisti” che improvvisano i loro giorni, adattandoli alle necessità del momento.

Antonio Canepa, un uomo che si poneva in avanti prima che i fatti accadessero, ma non in grado, forse, di valutare pienamente le conseguenze collaterali delle azioni che intraprendeva.

Era ed è rimasto un mito per tutti quei Siciliani che aspirano a una libertà non condizionata da pastoie politiche; dei Siciliani che credono nelle grandi potenzialità che possiede l’Isola; dei Siciliani che hanno in corpo la rabbia e non vogliono essere sudditi di questo, o di quel governante che abusa del potere che ha.

Antonio Canepa un mito, ma i Siciliani non lo conoscono perché – per quanti studi possano essere stati fatti – del personaggio si conosce poco, molto poco, e trovare riscontri sulla sua breve esistenza è praticamente impossibile. Di certo, mito perché ha impersonato l’uomo che si ribella, l’uomo che non si arrende, capace di prendere anche le armi e cercare di costituire un esercito per rendere “indipendente” la sua terra. In questi termini il mito si spiega e si giustifica. Il rimanente è nebbia, nebbia impenetrabile, e non si comprende la ragione.

Antonio Canepa antifascista: si può documentare.

Antonio Canepa fascista? Si può documentare.

Antonio Canepa uomo della Resistenza al nazifascismo in Sicilia? Non si può documentare, negli archivi statali (italiani e stranieri) fino a oggi non si è trovato nulla, le testimonianze orali, per quanto attendibili, non fanno storia.

Antonio Canepa partigiano? Qualche riscontro c’è, ma il silenzio di chi poteva fare luce ormai è sepolto e un problema irrisolvibile è diventata la ricerca di documentazione.

Antonio Canepa uomo del SOE (il Servizio segreto inglese in tempo di guerra)? Negli archivi britannici non si trova nulla, e la circostanza viene spiegata con giustificazioni che non convincono. “Unfortunately, the vast majority of SOE operational files have not survived. Many were destroyed in a fire at SOE’s headquarters shortly after 1945 and some files, particularly personnel files relating to administrative staff seconded from the armed services were destroyed at the end of the war…”, che tradotto significa Purtroppo, la stragrande maggioranza dei file SOE operativi è andata perduta. Molti sono stati distrutti in un incendio presso la sede SOE poco dopo il 1945 e alcuni file, in particolare i fascicoli del personale in materia di staff amministrativo distaccato dai servizi armati sono stati distrutti alla fine della guerra…”.

Antonio Canepa indipendentista? È ampiamente dimostrato.

Antonio Canepa creatore dell’EVIS, e (a nostro avviso) unico vero capo delle formazioni armate siciliane indipendentiste? Questione certa.

A questo punto c’è da chiedersi il “perché”, a distanza di quasi settant’anni permane il mistero su una vicenda che, in un modo o in un altro, avrebbe potuto chiarirsi. In realtà non ci sono misteri, ma solo verità che si tengono nascoste, e i motivi possono essere molteplici.

La verità può scaturire anche, se non soprattutto, dalla tragica fine di Antonio Canepa, avvenuta il 17 giugno del 1945, alle porte di Randazzo, in un “dichiarato” conflitto a fuoco con una pattuglia (tre militari) di carabinieri, nel corso del quale persero la vita pure due giovani Evisti, Carmelo Rosano e Giuseppe Lo Giudice.

Dall’analisi dei rapporti ufficiali (che negli archivi non si trovano) si deduce una “non verità” sull’episodio: le testimonianze dei protagonisti sono, infatti, palesemente contraddittorie, quasi fossero state predisposte per coprire un evento le cui modalità erano diverse da quelle raccontate.

Nessuna prova riscontrabile, i cadaveri di Canepa, Rosano, Lo Giudice furono sepolti clandestinamente, occultati alla vista dei parenti, e quindi senza alcun riconoscimento certo. Le ferite mortali (e no) classificate da un’autopsia che non collima con la dinamica descritta nei rapporti e nelle testimonianze. Una macabra messa in scena per coprire quale misfatto? Un gioco delle ombre per favorire chi e cosa? Tanti gli interrogativi che resteranno senza risposta. Non appare in alcun modo la mano di uno o più servizi segreti nella fine del capo dell’EVIS, se non osservando le discrepanze e le inesattezze nelle dichiarazioni raccolte nei rapporti redatti. La tecnica delle tre uccisioni resta perfetta in quanto ignota, e questa circostanza la può dire lunga su chi abbia ordito la trama dell’eliminazione di Antonio Canepa, Carmelo Rosano, Giuseppe Lo Giudice: sicuramente gente altolocata che si è avvalsa dell’opera di professionisti collaudati.

I tre carabinieri tirati in causa mostrano il loro disagio con le dichiarazioni rese, confuse e in contrasto fra di loro: probabilmente usati da chi poteva dare loro ordini. (…).

IN MEMORIA

Noi oggi in memoria di Antonio Canepa e come sollecitazione per quanti sentono ancora i valori della “Sicilianità”, riportiamo le prime frasi e il finale del suo “La Sicilia ai Siciliani”:

“La Sicilia è un’isola. Da ogni parte la circonda il mare. Dio stesso, nel crearla così, volle chiaramente avvertire che essa doveva rimanere staccata, separata dal continente.

Ecco ciò che la geografia ci insegna.

Questa separazione, purtroppo, non sempre è stata mantenuta. Gli uomini si sono ribellati alla volontà di Dio. E hanno voluto riunire con la forza quei territori che Dio aveva ben separato.

Non sono stati, però, i siciliani a passare lo stretto di Messina per andare a comandare sul continente. Sono stati gli uomini del continente a passare lo stretto, con la pretesa di venire a comandare in Sicilia.

Noi siciliani in questo modo abbiamo perduto più volte la libertà, la nostra indipendenza. Siamo stati insultati, calpestati e soprattutto sfruttati.

(…)

La Sicilia di domani sarà quale noi la vogliamo: pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttati.

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